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Lo sviluppo sostenibile non può essere raggiunto senza un’economia globale sana che fornisca tutti un’occupazione di qualità. Un lavoro stabile e ben retribuito è la chiave per sradicare la povertà, in particolare, per i 767 milioni di persone, ovvero il 10,7% della popolazione mondiale, che vive con meno di 1,90 dollari al giorno. 

Nonostante i progressi, siamo ancora lontani dall’aver raggiunto il Goal 8La disoccupazione e il lavoro precario escludono i lavoratori dal dialogo sociale e negano diritti quali sicurezza sul lavororeddito e protezione sociale. 

Come indicato nel World Cooperative Monitor, il report pubblicato annualmente dallInternational Cooperative Alliance con il supporto tecnico e scientifico di Euricse, le imprese cooperative hanno dimostrato la loro capacità di creare e mantenere posti di lavoro. Almeno il 12% della popolazione globale è un cooperatore o una cooperatrice di una delle 3 milioni di cooperative presenti al mondo. Le cooperative forniscono posti di lavoro o opportunità di lavoro al 10% della popolazione occupata, e le trecento maggiori cooperative o mutue più grandi generano 2.034,98 miliardi di dollari di fatturato, fornendo al contempo i servizi e le infrastrutture di cui la società ha bisogno per prosperare. (1) 

Come evidenziato dallo studio, l’Italia si conferma “terra di cooperazione” annoverando 17 grandi realtà cooperative italiane nella lista delle 300 cooperative al top. Nello specifico: Coop, Conad, Unipol, SACMI, CNS, CMC, Coopservice, Conserve Italia, Cattolica Assicurazioni, Reale Mutua, Agricola Tre Valli, GESCO,CEFGranlatte, Unione Farmaceutica Novarese, Gruppo ITAS, Banca Popolare di Sondrio. La migliore posizione, 28° posto, è occupata da Coop. 

Sono tre gli aspetti sui quali la cooperazione fornisce, e può fornire, un contributo fondamentale al mantenimento di un lavoro dignitoso e alla crescita economica. (2) In particolare: 

Migliore qualità dell’ambiente di lavoro 

Le azioni intraprese, o da intraprendere, riguardano sia gli aspetti quantitativi che qualitativi del lavoro. Una prima considerazione relativa a questo obiettivo è il tipo di lavoro creato dalle cooperative: garantire posti di lavoro stabili può essere un prerequisito per un lavoratore/lavoratrice per avere un’autonomia economica e duratura nel tempo che permetta di pianificare a medio e lungo termine. La percentuale di dipendenti assunti nel 2017 a tempo indeterminato era superiore al 90% per la maggior parte del campione di cooperative analizzate dal Monitor.  

Altri aspetti del lavoro in cooperativa riguardano i livelli salariali decenti, e una maggiore partecipazione dei lavoratori alla vita dell’impresa. I salari sono di solito definiti sulla base – ove esistenti – di contratti nazionali o settoriali e sono spesso integrati da benefici aziendali che vanno al di là degli stipendi contrattualmente negoziati. Anche se i casi analizzati sono limitati, i salari sono neutri dal punto di vista del genere e determinati sulla base delle qualifiche e dell’esperienza professionale dei dipendenti. 

Anche se le politiche attuate dalle cooperative tendono a garantire l’uguaglianza di genere all’interno delle organizzazioni, è necessario fare passi in avanti per garantire alle donne un percorso di carriera che, soprattutto per quanto riguarda le posizioni ai vertici, non sia più influenzato da pregiudizi di genere. 

Uno sguardo al di fuori dell’impresa: migliori condizioni di lavoro e sociali all’interno della supply chain 

L’attenzione delle cooperative non si limita solamente all’interno dell’organizzazione ma è estesa a tutta la catena di fornitura. Su questo fronte, alcune cooperative non agiscono da sole, ma all’interno di piattaforme, forum e associazioni che misurano le prestazioni sociali delle imprese e sviluppano pratiche per una più efficace tutela dei diritti umani nei luoghi di lavoro. 

Nella maggior parte dei casi analizzati, le cooperative hanno chiesto ai loro fornitori di firmare codici etici e hanno valutato periodicamente, attraverso audit, l’attività dei fornitori: alcune cooperative scelgono di riportare esplicitamente l’adozione di codici o regole di condotta che i fornitori devono sottoscrivere in materia di sostenibilità ambientale, sicurezza dei prodotti, diritti umani e sicurezza sul lavoro; altre si affidano alla legislazione locale o fornitori nazionali. Pertanto, scelgono di non far firmare ai loro fornitori i codici di condotta perché le leggi nazionali sono considerate sufficienti a proteggere i diritti dei lavoratori.  

 Il monitoraggio della catena di approvvigionamento da diversi punti di vista, come l’ambiente, i diritti umani, i diritti dei lavoratori e il benessere degli animali, è di particolare interesse per le cooperative agricole e di trasformazione alimentare e per le cooperative di consumatori e dettaglianti, soprattutto se utilizzano fornitori di diverse parti del mondo. 

Sostegno alle comunità per sviluppare il loro potenziale 

Creare lavoro dignitoso e crescita sostenibile non significa solo garantire condizioni di lavoro dignitose all’interno dell’organizzazione o nella catena di fornitura. Si tratta anche di creare condizioni favorevoli affinché le persone possano sfruttare le proprie risorse e capacità per creare opportunità economiche per la comunità. 

Le attività di formazione delle generazioni future sono solo un esempio del sostegno fornito dalle cooperative alla comunità. In molti casi, le cooperative e le associazioni di rappresentanza partecipano attivamente alla creazione, e sostengono economicamente, progetti imprenditoriali nella comunità in cui operano. Inoltre, esistono diverse iniziative a sostegno delle organizzazioni non profit che operano per incoraggiare l’imprenditorialità in paesi sottosviluppati o in via di sviluppo. 

Abbiamo visto come le imprese cooperative possono contribuire al raggiungimento del Goal 8. Uno degli aspetti da potenziare è sicuramente la comunicazione riguardo ai temi di sostenibilità. Infatti, come sottolinea il segretario generale di Euricse, parlando proprio del ruolo delle cooperative nella realizzazione dell’agenda delle Nazioni Unite per il 2030 «Le cooperative devono (…) adottare (e comunicare) una strategia per lo sviluppo sostenibile in grado di rappresentare un’alternativa efficace al modello tradizionale, in grado di rispondere in modo completo alle sfide attuali. In effetti, più organizzazioni partecipano alle iniziative di rendicontazione che consentono la raccolta di dati affidabili e comparabili a livello internazionale, maggiore è la ricerca e l’analisi per dimostrare l’impatto sociale ed economico delle cooperative 

 

(1) Il rapporto World Cooperative Monitor 2019 esplora l’impatto economico e sociale delle più grandi realtà cooperative in tutto il mondo, fornendo una classifica delle Top 300 e una analisi settoriale basata sui dati finanziari del 2017. Tra i settori analizzati il  settore assicurativo rappresenta il 39%, l’agroalimentare il 31,7%, la grande distribuzione il 17,7%, il settore bancario e dei servizi finanziari il 7%, il settore industriale e delle utilities l’1%; sanità, educazione e cooperative sociali l’1%.

(2) Le considerazioni riportate di seguito si basano sull’analisi condotta dal report su un campione di cooperative. Per maggiori informazioni e dati completi, consultate il World Cooperative Monitor.

 

Fonti:

World Cooperative Forum

Coopac

Legacoop