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Al MAST di Bologna, in anteprima europea, una combinazione di fotografia, cinema, realtà aumentata e ricerca scientifica.

Cosa sta accadendo? Quando ha avuto inizio tutto questo? Chi è il responsabile? Possiamo ancora rallentare questo processo? Sono le domande che la mostra Anthropocene ha lasciato in me, una studentessa di 24 anni, ma forse ognuno di noi dovrebbe farsi. Questo straordinario progetto, mi ha dato la possibilità di constatare visivamente tutto quello che quotidianamente i media ci raccontano sui cambiamenti del nostro pianeta. Mi sono resa conto che abbiamo bisogno di Agire, consapevolmente, con decisione e con urgenza, per fermare il consumo a cui stiamo sottoponendo il nostro pianeta.

Perché siamo arrivati a questo punto? – Come ci illustra Urs Stahel, curatore della mostra, “Gli esseri umani influenzano il pianeta da lungo tempo […] Con l’avvento dell’industrializzazione, circa 250 anni fa, questa influenza ha acquisito una forza e una portata sempre crescenti. Da allora rivestiamo quantità sempre più ingenti di CO2 nell’atmosfera, movimentiamo terra, pietre, sedimenti, perforiamo montagne, utilizziamo ogni riserva disponibile di carbone, petrolio, metano, fosfato, fino alle terre rare. Sviluppiamo nuovi materiali come cemento, alluminio plastica, che inquinano il nostro pianeta, la nostra aria, i nostri mari […] Sfruttiamo il mondo animale e vegetale, peschiamo ogni anno 80 milioni di tonnellate di pesci […] Abbiamo dato vita agli allevamenti intensivi …per soddisfare la crescente domanda. Anche l’agricoltura industriale incrementa ogni anno la produttività, facendo ricorso a pesticidi […] La nostra condotta provoca l’acidificazione degli oceani, l’aumento della temperatura media annua sulla Terra e limita fortemente la riproduzione di molte specie animali, tra cui api e insetti… 2000 anni fa sulla Terra vivevano tra i 200 e 300 milioni di esseri umani. Il primo miliardo fu raggiunto intorno al 1800, il secondo miliardo nei primi anni del Novecento. L’ultimo miliardo è stato raggiunto nell’arco di soli 12 anni. Attualmente nel mondo si contano 7,6 miliardi di persone circa. L’enorme aumento della popolazione e la sua velocità di riproduzione pone l’umanità e la stessa natura nella quale e con la quale viviamo di fronte a problemi di eccezionale portata – non a caso il cambiamento climatico è un tema sempre più ricorrente.”

Per descrivere questo fenomeno alcuni scienziati hanno coniato il termine “Anthopocene” – dal greco anthropos, “uomo” – concetto che indica l’impatto esercitato dall’essere umano sulla trasformazione della Terra nel corso delle ere geologiche. Alcuni teorici della cultura hanno preferito coniare altri termini, per esempio “Capitalocene”, perché la trasformazione della terra, dell’aria e dell’acqua, in definitiva, è una conseguenza del capitalismo.

Mentre alcuni esortano a mostrare prudenza, invitando a risparmiare risorse e a ridurre immediatamente le emissioni di sostanze inquinanti, altri interpretano Anthropocene come una sfida a prendere in mano il destino del pianeta utilizzando i progressi scientifici ottenuti dall’uomo: l’ingegneria climatica, la geo-ingegneria, l’ingegneria genetica. La strategia, dunque, sarebbe di interferire con la natura, sfruttando lo stato delle conoscenze presenti e future ed evitando così un possibile collasso.
Questa presa di posizione cela in sé l’idea di un Transumanesimo – la fiducia in un essenziale progresso del genere umano con l’ausilio della scienza e della tecnologia.

La mostra Anthropocene sarà visibile al MAST fino al 22 settembre 2019: un progetto artistico di Edward Burtynsky, Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier nel quale i tre artisti danno vita a un’esplorazione multimediale di grande impatto visivo che documenta i cambiamenti determinati dall’attività umana sul pianeta e ne testimonia gli effetti sui processi naturali. Cambiando tutto, per sempre.

(redazione)