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Una delle cause rilevanti del depauperamento delle risorse del pianeta Terra è individuabile nello “spreco”, che contribuisce a rendere il sistema economico globale inefficiente ed ecologicamente insostenibile. La commercializzazione dell’acqua in bottiglia ne è un esempio: un italiano, in media, consuma 208 litri di acqua imbottigliata all’anno, un dato che lo porta ad essere il secondo maggior consumatore al mondo del suddetto prodotto. La pratica in questione, oltre ad avere uno spropositato costo per le famiglie italiane, quantificabile in circa 600 milioni di euro annui, richiede ingenti quantità di plastica.

La Commissione Europea ha recentemente proposto un’iniziativa mirata a ridurre il
consumo di acqua in bottiglia nel continente e, soprattutto, nel nostro Paese, giovando,
così, sia alle nostre tasche che agli ecosistemi dei nostri territori.
La normativa, che riguarderà tutta l’Europa, non prevede obblighi, invitando i
cittadini ad abbracciare la scelta che ritengono più corretta nei confronti dell’ambiente.
È prevista l’installazione e l’attivazione di nuovi distributori adibiti all’erogazione di acqua potabile: la presenza degli impianti sarà capillare nel territorio nazionale ed europeo, così da garantire la massima copertura possibile.
L’acqua, prima di essere immessa nella rete, verrà sottoposta a severi controlli
qualitativi, i cui risultati saranno resi pubblici.
Inoltre, il prezioso liquido subirà trattamenti adeguati, così da ridurre gli elementi
patogeni in esso presenti. Infine, la normativa si occuperà del miglioramento dell’accesso
all’acqua potabile nei paesi dell’Unione in difficoltà su questo fronte, in particolare la Romania.
In Italia è previsto un crollo del consumo di acqua in bottiglia del 17%, riduzione
accolta calorosamente da coloro che si battono per la fondazione di un sistema
economico sostenibile.

Un timido progresso che fa ben sperare nel nostro futuro.

Davide (Reggio)