Condividi

Anche il patinato mondo del cinema – con i suoi sorrisi folgoranti, la bellezza palesata in ogni sua forma e i cachet milionari – è segnato dalla disparità in ambito salariale, professionale, intellettuale e artistico. Motivo per cui una vetrina internazionale come il 71° Festival del Cinema di Cannes ha assunto il ruolo di cassa di risonanza per le voci di 82 lavoratrici del settore. 

Perché 82? Perché tanti sono i film diretti da donne e selezionati sin dalla prima edizione della kermesse francese, a fronte dei 1645 di autori uomini. Soltanto un film firmato da una donna, la registra Jane Campion, ha vinto la Palma d’oro in 71 edizioni: “Lezioni di piano” (The Piano) del 1993.

 

A guidare il piccolo corteo la presidente della Giuria del Festival Cate Blanchett, tra le fondatrici di #MeToo, movimento nato come hashtag sui social media a partire dall’ottobre 2017 dopo le rivelazioni pubbliche di accuse di violenza sessuale contro Harvey Weinstein.
Ad affiancare la diva la regista Agnés Varda, Kristen Stewart, Ava DuVernay, Jane Fonda, Salma Hayek, Patty Jenkins e una serie di attrici, sceneggiatrici, e tecniche. Troviamo anche attrici italiane come Claudia Cardinale e Jasmine Trinca.

Un piccolo gesto eclatante di grande impatto comunicativo: unite, con eleganti abiti in nero, il mondo femminile del cinema mondiale ha voluto sensibilizzare il pubblico sul gender gap, che ancora affligge persino contesti ritenuti da tutti “privilegiati”. Una risposta immediata è stata già fornita domenica: il ministro francese della cultura Françoise Nyssen ha presentato – con l’omologa svedese Alice Bah Kuhnke – un piano per sostenere economicamente le registe di tutto il mondo.