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Sono queste le parole dell’incontro dei ministri dell’economia delle sette nazioni più sviluppate del mondo, tenutosi a Milano nel novembre 2017, che mostrano chiaramente i problemi climatici attuali e che si prospettano in maniera molto più cupa nei prossimi decenni.

Le emissioni di gas serra stanno aumentando sempre più e le conseguenze si stanno verificando molto più velocemente di quanto si potesse supporre solo pochi anni fa. Il riscaldamento globale avrà effetti catastrofici come l’innalzamento del livello del mare, l’incremento dei periodi siccità, delle alluvioni, l’aumento per numero e intensità delle tempeste e degli uragani, anche in paesi in cui non si erano mai manifestati tali eventi.

L’intervento per far fronte a questi gravi problemi deve essere organizzato tramite un doppio progetto, uno umanitario e uno ambientale, che richiede l’impegno e la collaborazione mondiale, una mancanza di questa alleanza e un’azione non imminente aprirebbe la strada ad uno scenario tutt’altro che positivo.

Sempre più preoccupanti i dati riguardanti il numero degli immigrati climatici, provenienti perlopiù da paesi africani e diretti verso l’Europa e principalmente l’Italia, con una media di 21.8 milioni l’anno (prendendo in considerazione il periodo tra il 2008 e il 2016), con ben 15 milioni di migranti tra gennaio e settembre 2017.

Prevedendo un totale di un miliardo di rifugiati entro il 2050, tralasciando il fattore immigrazione ci saranno comunque conseguenze sulla salute della comunità europea e mondiale, infatti l’inquinamento progressivo e continuo minerebbe la sanità delle aree industrializzate, con l’accentuarsi di patologie gravi e anche mortali.

Le soluzioni a questi problemi sono possibili ma solo con l’aiuto concreto ed imminente di ogni paese. La decarbonizzazione dell’economia potrebbe essere una di queste soluzioni, anche se il presidente degli U.S.A. Donald Trump ha firmato gli atti che smantellano i progetti del suo predecessore Obama, investendo nell’industria del carbone.

Un altro accorgimento è quello di stipulare leggi in grado di salvaguardare i migranti climatici, ma ancora troppe discussioni ne limitano la riuscita. Sono molti infatti i leader politici anche italiani che si rifiutano di firmare tale accordo.

Inoltre è sempre più gettonata la possibilità di investire “green” utilizzando fonti energetiche innovative sia nella produzione industriale sia come alimentazione di autovetture, purtroppo anche se l’utilizzo delle fonti fossili è diminuito nel corso degli ultimi decenni dall’83% nel 1990 al 73% nel 2015, continuano a fornire oltre tre quarti dell’energia consumata in Europa.

Marco (Carpi)